Inclusione: strumenti per farcela

 

 

  The object of golf is not just to win.

It is to play like a gentleman, and win.

Phil Mickelson

 

 

 

 

 

La prateria
Immaginiamola cosi: la scuola di golf è come una prateria, possiamo guardarla e lasciarla naturale, è già bellissima. Ma è proprio la sua bellezza che non ce lo permette: se ci coinvolge vogliamo prendercene cura. Per farlo però ci servono gli attrezzi. E poi tanto lavoro, pazienza e attenzione. Alla fine quel territorio fiorirà come un Eden. Fuor di metafora vuol dire che è fiorito il nostro golf: la pallina vola lontana e precisa, la nostra tenuta emotiva in gara è formidabile, ecc. ecc… Ma è successo anche qualcos’altro. Se abbiamo imparato a usare gli attrezzi su quel pascolo, li possiamo usare ovunque. E magari altre praterie ci attendono: la scuola, il lavoro, la famiglia. Sui campi da golf avremo imparato tante cose, ma soprattutto avremo imparato ad imparare, cioè un metodo: che non è una risposta, valida solo per la sua domanda, ma una procedura per trovare risposte a tutto. E allora vediamoli questi attrezzi.

 

Darsi importanza.
Spesso si pensa che il disagio socio-economico renda i giovani più combattivi. Non mi fiderei delle apparenze. Ho trovato più spesso bambini e ragazzi che non ritengono di avere delle vere chances. Non sempre lo dicono, anzi, spesso nemmeno se ne rendono conto, ma investono nel proprio successo sportivo energie modeste e si scoraggiano presto difronte alle difficoltà. Per affrontare questo scoglio trovo molto efficace impugnare il tema della cura del corpo, a 360*: salute, atleticità, immagine, e quindi un occhio all’alimentazione, alla ginnastica e anche all’abbigliamento. Il messaggio che voglio veicolare a un giovane mediante queste attenzioni è:
sentiti importante, non perché sei migliore degli altri, ma perché lo siamo tutti.

 

La fonte della motivazione.
Nel giugno 2017 è stato condotto un esperimento con i ragazzi della ONLUS Sport Senza Frontiere, che si allenano con me al Garden Golf University: si trattava di recitare, ispirandosi al mito degli Argonauti, un viaggio disseminato di mostri e pericoli alla ricerca del vello d’oro. Il vello rappresentava il colpo perfetto, mostri e pericoli erano le varie forme che la loro ansia poteva assumere, la forza per affrontarli era nel gruppo. La formazione si è concentrata in una ventina di incontri con la docente Emilia Martinelli della ONLUS Fuoricontesto, che si occupa di teatro-danza. Ubicazione la buca 1 del Golf Club Fioranello. Il successo, l’immedesimazione e gli applausi del pubblico non sono semplici da riportare, ma posso dire che quelle emozioni, quel coinvolgimento e quella solidarietà, tra loro e con il pubblico, sono stati un’esperienza fondante nelle loro storie.
Arte e sport nella nostra tradizione culturale si sono sempre fronteggiati altezzosamente. È un errore: se lo sport è lotta, le emozioni che l’arte rappresenta sono il motivo giusto per lottare. In altre parole quella forza interiore che lo sport “corazza”, l’arte la genera.

 

Il punto più alto
Abbiamo gli ingredienti fondamentali, ma manca ancora qualcosa: abbiamo la fiducia, abbiamo la passione, ma le forze che abbiamo evocato vanno guidate e incanalate: ciò di cui ancora necessitiamo è una bussola, al fine di non sprecare quelle energie in sforzi inutili e non profittevoli. La mia bussola è lo studio. Il golf è una pratica piena di teoria, per indurre allo studio è perfetto: sviluppa lo spirito di osservazione, l’individuazione del particolare rilevante, permette di sperimentare variazioni alla tecnica riproducendo, per ogni colpo, esattamente le condizioni desiderate: è una forma embrionale, ma nella sua essenza già completa, di metodo sperimentale. Risultato? Un ragazzino (che magari odia il suo prof. di fisica) si è messo lì a cercare un potentissimo urto elastico sfruttando il momento angolare con una leva di terzo grado!

 

Perché tutto abbia un senso
E ora immaginiamo di essere diventati bravissimi. Basta? Un giro di golf convenzionale è fatto di 18 buche. Ma oltre a questo è fatto di un’etichetta e di regole. L’etichetta è un insieme di norme di comportamento che servono a rendere il gioco piacevole per tutti, una cortesia di base che si conserva anche nei momenti di più acuto agonismo. Poi le regole del gioco. Sono complesse e servono, fondamentalmente, a risolvere situazioni di impasse: la palla smarrita, la palla che finisce in una posizione impossibile da giocare, soluzioni che potrebbero portare vantaggi sproporzionati… si risolvono con dei divieti, dei permessi e delle penali che il golfista è chiamato in genere a comminarsi da solo. Il rispetto per i compagni di gioco e il rispetto delle regole sono valori profondi e fondamenti, essenziali dello stare insieme. Una lezione che il golf impartisce ogni volta e che un domani si rivelerà preziosa anche al di fuori dei campi. L’unione fa la forza, certo, ma stare uniti veramente è difficile. Questo è il contributo che sento di poter dare in questa direzione.

 

In conclusione, vi voglio dire, se devi stringere un’alleanza, fallo con qualcuno che hai sfidato su un campo da golf e si è battuto con lealtà.